Davide Liuni - Compositore
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Per te mia bella patria (2006)
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Il progetto

Ogni giorno, da aree del pianeta afflitte da conflitti bellici, ci giungono notizie di morti e devastazioni: è il tributo – che pensavamo il progresso avesse cancellato per sempre - che i popoli pagano ad oppressori e invasori.   Si tratta di un prezzo in lacrime e sangue che, il più delle volte, viene fatto pagare a quella popolazione inerme che, nonostante tutto, tenta disperatamente di sopravvivere.
E ci ricorda l’inestimabile valore delle nostre attuali libertà;
anch’esse, non molto tempo fa, pagate con fame, terrore e orrore. 
[...]Sessant’anni fa, uomini e donne d’ogni luogo e d’ogni estrazione sociale s’impegnarono in una battaglia morale, ancor prima che armata, per restituire al Paese la libertà.  La battaglia consisteva anche nel procurarsi il pane, le medicine o l’acqua potabile e molti di loro incontrarono la morte proprio quando stavano cercando di sfuggire alla morte per fame; tanti altri morirono senza motivo proprio alla vigilia della liberazione [...] mentre tanti altri ancora – inseguendo un ideale di libertà – scelsero di unirsi alla lotta partigiana e, col loro anonimo sacrificio, poterono consegnare alle generazioni future una patria migliore.    
 
Col progetto teatrale PER TE MIA BELLA PATRIA  s’intende raccogliere queste vicende e riportarle, in una dimensione di “racconto da osteria”, alla fruizione delle nuove generazioni, nei luoghi dove esse si sono svolte.  Un racconto dei giovani di “sessant’anni fa” a quelli di oggi, in cui si parla di antiche tradizioni contadine, ma anche di guerra, di oppressione, di democrazia e libertà.

 
Per te bella patria
photos by courtesy of Roberto Miconi
 
Note di regia

[Nella realizzazione scenica] abbiamo scelto di ridurre la rappresentazione teatrale di quei testi soltanto alla voce e ai corpi degli attori in una forma di teatro di narrazione che sembri un racconto da osteria oppure, più semplicemente, un racconto da “persona a persona” in qualsivoglia luogo del quotidiano.
[...]
Occorreva, ad un certo punto, restituire ai racconti il senso di voci del passato e il più valido suggerimento è provenuto dall’Antologia di Spoon River di E.L. Master in cui gli epitaffi diventano “vox loci”, da lì la scelta di renderli memoria di defunti che appaiono e scompaiono e hanno inconsistente materia, per questo si è inteso abolire l’inizio e il finale, per assegnare ai racconti un senso di sospensione nel tempo... come del resto, purtroppo, lo sono i fatti brutti della storia umana, non definitivamente esauriti ma solo temporaneamente sospesi. 

 
Note compositive

Mia bella patriaIl rispetto ed il riconoscimento per un passato recente ma in fase di decomposizione hanno guidato la decontestualizzazione del paesaggio sonoro all'interno della messa in scena.
Internamente: nell'accezione ètima del termine, giacchè la musica è stata realizzata a tale contatto con i registi e gli attori da guadagnarsi un ruolo sia sonoro -ovviamente- ma anche spaziale: unico strumento utilizzato è un pianoforte, presente in scena, che intarsia i racconti, sottolinea i passaggi e scontorna i personaggi dal mero ruolo di narratori per porli in un altrove senza tempo dove la loro testimonianza assume il valore di monito.

Per ottenere ciò, nella partitura originale si è abiurato a qualunque materiale musicale che contestualizzasse storicamente le vicende, proprio perchè intese come sempre vive ed attuali.
Piuttosto si è rivolto lo sguardo alla preparazione di melodie e passaggi corali che si stagliassero nettamente sul panorama acustico, tenendo però bene presente che la messa in scena prevedeva alcuni momenti di canto disteso, sulle note di poche ma significative melodie nate proprio in quegli anni.
Queste canzoni tradizionali, sorte per raccontare una realtà quotidiana cosi lontana dalla nostra, sono state ritagliate e ripensate con gli interpreti per porle nel nitore acre in cui vennero alla luce:
si è cercato l'effetto spaesante di qualcosa che già si conosce bene ma che, essendo  dimentichi delle radici ormai perdute, si ascolta nitidamente per la prima volta (Tammuriata nera, Bella ciao..).

L'approccio formale è stato quello di un percorso rapsodico ma compatto che, seguendo i fili delle testimonianze forti, si lascia guidare confidando nella buona guida di un testo corale ma omogeneo, in cui le differenze vengono sottolineate ma mai divengono divergenze:
la musica stessa si è fatta collante, presenza immanente ma leggera, con il compito di tessere i sottili fili che legano i personaggi sia alla propria storia, che alla Storia, ma sempre in "una dimensione di memoria privata, vieppiù intima, remota e inespressa".

 

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